Scopriamo i materiali: il rottame.
Il rottame viene definito dal vocabolario Treccani “pezzo o complesso di pezzi di oggetti e prodotti rotti”, ma ci sono tanti aspetti che vanno oltre questa breve descrizione e che vogliamo approfondire in questo articolo.
Nell’immaginario collettivo dello scorso secolo, il rottamaio era colui che recuperava presso abitazioni e fabbriche residui metallici di vario tipo trasportandoli a bordo di veicoli dall’aspetto consumato e talvolta improvvisato.
Nella realtà odierna il rottame ha acquisito un nuovo valore, che lo rende non semplicemente uno scarto, bensì una risorsa da recuperare, selezionare, rivalutare e riconsegnare al ciclo produttivo ottimizzandone il reimpiego e minimizzandone lo spreco.
La figura del rottamaio ha quindi acquisito una maggior professionalità, la normativa ha imposto regole chiare e puntuali a cui tutti si devono attenere per preservare l’ambiente e coniugare le esigenze dell’economia con quelle dell’ecologia e della sostenibilità.
La stessa evoluzione interessa chi si pone al servizio del ciclo del rottame, studiando e realizzando soluzioni sempre più specializzate e mirate a soddisfare le esigenze di oggi e di domani.
Si sviluppano così nuovi macchinari volti alla classificazione, alla pesatura, al trattamento e al trasporto di rottame di varia natura: ferro, acciaio, alluminio, ghisa, rame, zinco, ottone, piombo…
E con l’evoluzione di scienza e tecnologia questo elenco si arricchisce continuamente, richiedendo il recupero anche di metalli rari che oggi vengono utilizzati solo in nicchie di mercato ma che domani potrebbero diventare cruciali e di inestimabile valore.
Ma andiamo più a fondo e scopriamo alcune tipologie di rottame.
La classificazione distingue primariamente rottame ferroso e rottame non ferroso, nell’uso si distingue inoltre il rottame di piccole o grandi dimensioni.
La natura e il formato dei rottami caratterizzano naturalmente le esigenze del rottamaio in termini di macchinari e veicoli per la raccolta e il trasporto.
È quindi interessante valutare qualche esempio concreto:
Ferro: rientra naturalmente nella classe dei rottami ferrosi. Le provenienze sono le più varie poiché è ampiamente usato nelle opere di ingegneria civile (ad esempio per la costruzione di binari ferroviari – e in questo caso specifico si presenta sotto forma di profili lunghi che necessitano per esempio di essere trasportati con un pianale dritto invece che a collo d’oca), nell’edilizia e nei reparti produttivi di piccole e grandi aziende manifatturiere.
Lamierino e scarti di tornitura: si tratta di una tipologia di rottame di formato più piccolo, che viene gestita con mezzi specifici e consente un’ottima percentuale di recupero e una minor usura dei mezzi impiegati.
Rame: molto comune tra i rottami di metalli non ferrosi perché largamente impiegato nell’impiantistica grazie alle sue proprietà di buon conduttore elettrico.
Autodemolizioni: il compito principale del rottamaio in questo caso è di bonificare i residuati dalle parti inquinanti come batteria e olio allo scopo di recuperare le parti metalliche che possono essere riciclate. In questo caso per il trasporto si preferisce un pianale a collo d’oca perché essendo particolarmente basso permette di caricare maggiori volumi.
Così come il ruolo del rottame e del rottamaio nell’economia, anche i veicoli per il trasporto rottame si sono notevolmente evoluti nel corso degli anni per rispondere in modo più efficace ed efficiente alle diverse esigenze del mercato.
Fino agli anni 80 i rottamai utilizzavano generalmente camioncini, furgoni e camion di vario tipo, talvolta equipaggiati con cassoni fissi da scaricare a mano, talvolta dotati di piccole casse ribaltabili e sporadicamente allestiti con piccole gru per la raccolta. Questi mezzi venivano generalmente mutuati dall’edilizia o da altri settori e non erano studiati per le specifiche necessità della raccolta e del trasporto di rottame.
L’introduzione sul mercato dei semirimorchi Canguro dai primi anni 80 ha aperto un vero e proprio segmento, offrendo ai rottamai una soluzione robusta e maneggevole pensata specificatamente per loro.
Questi semirimorchi erano infatti particolarmente robusti (realizzati in acciaio antiusura e rinforzati con profili e montanti), stabili (grazie al telaio a collo d’oca che garantiva un piano di carico estremamente basso) e maneggevoli (a differenza delle motrici con rimorchio).
Anche il posizionamento della gru era progettato appositamente per agevolarne il lavoro e ottimizzare gli spazi, permettendo di raccogliere il rottame capillarmente presso i punti di recupero.
Negli anni a seguire anche questa nicchia di mercato si è evoluta ed ampliata grazie alla crescita della domanda e alla sempre maggior attenzione rivolta al recupero di residuati come i rottami, che vengono oggi considerati sempre più come risorse e non semplici scarti.
Gervasi Ecologica è lieta di partecipare attivamente a questa evoluzione con un forte impegno verso la ricerca e lo sviluppo di innovazioni volte a sostenere il passaggio da un’economia lineare che genera rifiuti a un’economia circolare che considera ogni scarto una risorsa da riciclare e a cui donare nuova vita.
Gervasi Ecologica – #MovingEcology
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